martedì 26 agosto 2014


John Banville La bionda dagli occhi neri ed. Guanda euro 17,50

"Quando lo vidi per la prima volta, Terry Lennox era ubriaco in una Rolls Royce fuori serie, di fronte alla terrazza del Dancers."
Uno degli inizi più belli della letteratura di genere e non solo. Ne il Lungo addio ci sono due momenti indimenticabili: questo incipit e la fine. Quell' "Arrivederci , amigo. Non vi dico addio. Vi dissi addio quando significava qualcosa. Vi dissi addio in un  momento di tristezza e di solitudine, quando sembrava definitivo"
Righe riprese da Osvaldo Soriano per intitolare il romanzo nel quale, assieme all'eroe Losangelino, da la caccia a Sten Lauren and Oliver Hardy.

Il Lungo addio è il sesto romanzo di Chandler con protagonista Marlowe. Poi ci sarà Ancora una notte e  The poodle spring story completato nel 1989 da Robert Brown Parker .
Il grande sonno inizia la serie. Marlowe fa il suo ingresso. Storia portata sullo schermo da Howard Hawks con la faccia di Bogart e la donzella Bacall. I Cohen, 70 anni dopo, daranno a Marlowe la faccia stralunata del dude Jeff Bridge "Lebowsky". Dopo il primo arriva Addio mia amata, dove compare l'indimenticabile gigante Moose Malloy che aveva  "una mano sulla quale avrei potuto sedermi". Seguono La Signora del lago e la Sorellina con l' indaffarato nostro eroe impegnato, sin dall 'incipit,  in una missione rischiosissima ( "facevo la posta al moscone iridato da cinque minuti" )  , La finestra sul vuoto, il lungo addio e Ancora una notte ( "la voce al telefono era chiara e perentoria, ma non sentivo troppo bene quel che diceva sia perchè ero sveglio soltanto a metà sia perchè tenevo il ricevitore  capovolto.")
(Personalmente, poi, considero il racconto lungo Vento Rosso una specie di vero ottavo romanzo , anche se il personaggio non è il nostro detective.)
L'inizio della saga non è da sprint, parte piano, però la serie dei romanzi è un crescendo di battute scoppiettanti sino a Il lungo addio. Qui Marlowe cala il tono, come ricorda Oreste del Buono nella quarta dell'edizione Feltrinelli del 1996,  Chandler di lui dirà: "Non mi ero reso conto che fosse diventato una specie di Cristo, sentimentale per di più, tanto sentimentale, da essere costretto a ironizzare sulle proprie emozioni. "
Perchè si ama il lungo addio? Perchè Altaman; Soriano, ecc. ne hanno dovuto ri-raccontare la storia?
Credo di saperlo. Perchè, questa volta, accanto a Marlowe compare il suo alter ego. Simpatico, donnaiolo, bevitore come lui ma disonesto, bugiardo e furbissimo. Il suo doppio negativo, Doppelgänger . La sua parte in ombra. Eppure è una parte che amiamo, un lato che affascina a tal punto  che lo stesso Marlowe ne resta ammaliato.
Il Lungo addio è trampolino morale dove alla fine l'eroe abbandonerà il doppio; con sofferenza e riluttanza, ma lo farà. Doppio trasformato da un'operazione chirurgica che andrà a bere i suoi gimlet in qualche bar alla frontiera col Messico.
La bionda dagli occhi neri ha tutto per essere un romanzo valido.Tutto: personaggi, descrizioni, ritmo e mood appropriato. Marlowe non è quel mitra carico di battute e, in fondo, come visto, il nostro negli ultimi romanzi non lo era già più. Allora tutto perfetto? Si, tutto. Sino a pag. 279 momento in cui da una tenda compare, nientepopodimeno che, Terry Lennox!
E quello che dice, fa e gli viene fatto nelle pagine successive non è, a mio avviso, degno di nota. Tutto perfetto Mr. Banville / Black, tutto sino a pag 279.
In un bellissimo film del 1974, “Chinatown” di Roman Polansky, con Jack Nicolson, pellicola densa di atmosfere noir losangeline e carica di riferimenti a Chandler e Hammet, al detective Jake-Jack Nicolson che rimane, interdetto, sulla scena dell’omicidio finale della donna dalla quale era stato ammaliato, viene detto, mentre lo strattonano , “Forget it, Jake. It’s Chinatown”. ”Dimenticalo, Jake. E' Chinatown”.
Per me, come credo per la maggioranza di noi, che è cresciuta con Chandler, scimmiottando atteggiamenti e pose del suo investigatore privato ( investigatore e non "ispettore" come, ultimamente,  letto in una pur bella prefazione a una nuova edizione di un libro di Chinaski ), al punto da divenire   riferimento etico morale ( quanti interrogatori, battute inopportune  e sguardi di sufficienza di magistrati e colleghi supponenti sopportati solo grazie a un  ghigno finto-cinico e a un immaginaria toccata di altrettanto immaginario cappello a tesa larga), Terry Lennox è vivo e beve margarita e gimlet al Viktor’s prima di recarsi in Messico per i suoi sordidi traffici.
Tutti abbiamo bisogno di saperlo vivo poiché sconti in vita il dolore inflitto al nostro eroe. Quel tradimento nell’amicizia virile che abbiamo, più o meno tutti, subito  ad opera  del più svelto, del più ganzo, del più simpatico amico mai avuto. Quel Grande figlio di puttana cantato dagli  Stadio. Ma siccome sappiamo già  in partenza che  il figlio di puttana è come è , non possiamo dirci solo vittime ingenue. Allora immagino che un giorno, Marlowe,  possa raggiungere Terry al Viktor’s e scolarsi insieme un paio di drink, senza parlare, osservandosi reciprocamente, abbozzando un sorrisetto, come fanno la pace gli uomini, qualche volta.
Questa, forse, era una storia che poteva essere raccontata. Non quella che ho letto. Quelle righe, da pag. 279 in poi, le voglio  solo dimenticare.
Forget it, Jacke. It’s Chinatown !

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