martedì 19 agosto 2014











Ferdinand von Schirach, Der Fall Collini, Il Caso Collini, TEA, 2012, euro 9,00


Connivenze e complicità, tristemente familiari a noi italiani, tra nuovi poteri e funzionari del vecchio apparato, qui rivelate anche in Germania o meglio nella Repubblica Federale Tedesca, appena dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Basta che un oscuro "giurista" nazista (ex) cambi tre righe e aggiunga un comma a un articolo del codice penale, che reati odiosi per l’uomo e la storia si prescrivano. C’era il comunismo da combattere bellezza! 
Da noi, invece, Kappler scappava, tranquillamente, dall’ospedale militare.
L’avvocato creato da von Schirach, Leinen, riesce a mettere sul banco degli imputati lo stesso Tribunale del Moabit di Berlino che indaga sulla morte di Meyer. E’ solo un attimo ma il Presidente, alla notizia che l’inteprete altoatesino, utilizzato per "conferire" con i prigionieri italiani, venne  condannato dal Tribunale Penale Speciale di Genova, si irrigidisce. C’e’ imbarazzo, rispetto, sconcerto. 
Sembra quasi che lo stesso Tribunale sia tra gli indagati.
Von Scirach, per mezzo del giovane Leinen, si diverte con numeri da circo:
   1.uno scrittore tedesco, avvocato,
   salto mortale
   2.nipote del capo della Hitlerjugend, 
   doppio salto mortale
   3.che crea un altro avvocato che difende un italiano che uccide l’amico di famiglia del personaggio principale,
doppio salto mortale con avvitamento
 4.l’avvocato metterà i giudici e l'intero sistema giudiziario tedesco sotto accusa,
 doppio salto mortale con avvitamento nel cerchio di fuoco!

In questa sorta di attrazione-repulsione che lega Italiani e Tedeschi leggo qualcosa di superiore. Si è vero, i tedeschi in Italia mangiano e bevono bene, si godono il sole e le bellezze del paese. Gli italiani in Germania trovano lavoro ben pagato, educazione e rispetto dell’altrui impegno, cosa che non sempre hanno nel loro paese. Ma, in generale, apparentemente e seguendo gli stereotipi, siamo quasi agli antipodi: geniali, arruffoni e ritardatari da un lato; razionali, metodici e puntuali dall’altro.
A completare il fosco quadro (anche personale) delle apparenti dissonanze, la sensazione impietosa lasciatami dalla lettura del terribile e cattivissimo   Uomini ragno di Giorgio Scerbanenco e dal raccontato episodio dei soldati della Wehrmacth che, nel 1943, bussarono ubriachi, in piena notte, alla porta di mio nonno in cerca di mia madre e delle mie zie, nemmeno adolescenti, da loro, genericamente, definite signorine ( mio nonno aprì, venne riconosciuto perché lavorava in un cantiere da loro controllato, grosse pacche sulla schiena e se ne andarono senza violentare nessuno).
E' anche vero che, finora, non ho mai approfondito il comportamento degli italiani brava gente nei territori da loro occupati durante la guerra.
 Ma io parlavo d’altro.
Il sistema educativo, un certo modo di insegnare la storia, il modo in cui i due stati hanno conquistato l’unità nazionale, di come abbiano, purtroppo, partorito i due noti e simili fanatismi.
Non saprei definire con precisione, eppure credo proprio che, seppure a un livello molto alto, ci siano delle connessioni, dei legami.
Dante e Goethe, Verdi e Beethoven, probabilmente.
A parte tutto questo ( e “tutto questo” era inevitabile, a mio avviso,che saltasse fuori parlando de Il Caso Collini), Von Scirach è narratore di classe e il suo libro è veramente molto bello.  Asciutto, essenziale e splendente.
Come l’ottone di uno studio  legale.
Come il marmo di una stele inneggiante alla pace e alla comprensione tra i popoli. Sempre e comunque.

 Von Italiener zu Deutschem , 
 von Schriftsteller  zu Schriftsteller, 
 von Anwalt zu Anwalt, 
 von Mensch zu Mensch.
 Danke.

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