mercoledì 15 novembre 2017
Marcelo Figueras, Kamchatka, ed. L'asino d'oro, euro 14,00
Un territorio immaginario, un territorio reale, Kamchatka.
" Quelli che si vantano di vivere solo il presente mi fanno un po' pena, come quelli che entrano al cinema a film già iniziato o bevono solo Coca light: si perdono il meglio"
Le prime pagine del romanzo sono belle e struggenti come le ultime.."Papà si china e mi dice all'orecchio la parola dell'addio."
Ricordare una generazione trucidata attraverso il racconto di un bimbo. Il "Processo di riorganizzazione nazionale 1976-1983" ovvero amori, ricordi, emozioni, speranze gettati da un aereo sul Rio de la Plata.
Nel mio viaggio tra Buenos Aires e Santiago ho portato la narrazione di Marcelo Figueras, dal mio viaggio tra Argentina e Cile porto ricordi impastati con la materia di questo splendido romanzo.
La meraviglia nel leggere che la storia starebbe accadendo tutta al tempo stesso... o che l'amore è l'unica cosa reale, il faro, il resto è oscurità, perché a quasi cinquant'anni ci sei arrivato o l'hai cominciato a intuire.
Alla Feria de San Telmo o in Plaza de Mayo, a El Calafate o a Ushuaia, tra le case del Caminito e i silenzi di Recoleta tutto accade nello stesso momento.
Come in un racconto di Cortazar, mi fermo a a memorizzare le istruzioni per sognare. Le stelle della Patagonia, i volti di una generazione scomparsa.. allora ti giri, la baci e sai che l'amore è l'unica cosa reale.
Un territorio dove resistere e sperare..e amare.
Kamchatka..
mercoledì 1 novembre 2017
Il codice dello scorpione, Arturo Pérez-Reverte, Rizzoli, euro 20,00
Nella Spagna del 1936, quella della guerra civile, quella di “Cara al
Sol” o “El novio della muerte” o de “A las barricadas”, c’è una spia violenta, machista, amorale, adoratrice
delle donne, dei bei vestiti e delle scarpe di vernice, si chiama Lorenzo
Falcò. E’ un ex trafficante di armi e avventuriero per passione che prende ordini
solo dal suo capo, l'Ammiraglio (soprannominato
il cinghiale) , ufficiale al vertice dello spionaggio Franchista, lo SNIO.
Molto Corto Maltese, ma forse anche un po’ Che Guevara e, perché no?, anche
un pizzico Ettore Muti, Falcò si muove, senza convinzioni politiche, tra
opposte fazioni che si scontrano nella penisola Iberica e che si stanno per
scontrare a livello mondiale.
Gente che si spara addosso e si
ammazza in prima linea.
Ma anche gente che indossa divise a trecento chilometri dal fronte solo
per accreditarsi come eroe.
Falcò è eroe scomodo. Lotta dalla parte dei “cattivi” ma Reverte, in un
intervista, avverte: "C'e' un nuovo
sguardo sulla guerra civile spagnola, molto manicheo. Una guerra di militari
cattivi contro il popolo buono, ma gli scontri civili sono più complessi e non
c'e' bisogno di spiegarlo a un italiano"
Giusto.
Pérez-Reverte, è stato per 21 anni reporter di guerra e dice “ io non voglio migliorare il mondo”… “Il
mondo va migliorato a scuola, nelle famiglie. Mi interessa come cittadino, non
come romanziere.”
Giusto. E allora godiamoci le vicende di Falcò che non sono finite qui.
Noi rimaniamo ancora con la nostra complessità storica. Con la nostra
polvere sotto il tappeto. Con i caduti buoni solo da una parte. Non penso che
tutti i caduti della Repubblica Sociale Italiana fossero fanatici aguzzini. Non
tutti i partigiani, eroi.
Per anni ho sentito gente che parlava di “El novio del muerte” come
canzone di esaltati cantata dai franchisti, “Sposo della morte” come di chi ami morire, esaltato,
appunto. Poi ho letto il testo e mi è sembrata tutt’altra storia, la storia di
chi va a morire per raggiungere la sua bella..ma forse mi sbaglio.
Non ho bisogno di demonizzare gli altri per sapere chi sono. Ragioniamo
e cerchiamo, nei limiti, di costruire una storia comune.
“Por ir a tu lado a verte
mi más leal compañera,
me hice novio de la muerte,
la estreché con lazo fuerte
y su amor fue mi ¡Bandera!”
mi más leal compañera,
me hice novio de la muerte,
la estreché con lazo fuerte
y su amor fue mi ¡Bandera!”
Intrigo Italiano , Carlo Lucarelli, Einaudi stile libero euro 17,00
Il commissario De Luca. Quanto tempo è passato? Tanto.
Lo abbiamo lasciato nel 1948,lo ritroviamo cinque anni dopo. Nel
frattempo la mia vita ( la nostra) è cambiata, sono passati venti anni. Uffici riservati, servizi, giochi sporchi, la
guerra fredda, il Jazz.
Ti ho voluto bene, De Luca. Ma ho
voluto bene anche al tuo mal di pancia, al brigadiere Pugliese, alla cartomante
Valeria.
Ero più ingenuo, eri più ingenuo. Bentornato. Un po’ stanco, forse, ma sempre in gamba.
Ero più ingenuo, eri più ingenuo. Bentornato. Un po’ stanco, forse, ma sempre in gamba.
Don Winslow Corruzione, Einaudi Stile libero, euro 21
Il Don torna. Questa volta con Denny Malone. Re della Da Force, la Manhattan North Special Force. Unità formata dai poliziotti più intelligenti, più duri, più rapidi, più decisi, più cattivi. Una tempesta predatoria che toglieva di mezzo i predatori . Padre padrone, saggio e violento, spietato e duro. Poliziotto in cammino verso il suo viaggio di giustizia seguendo la Sua stella polare. Si è concesso solo qualche grado di deviazione lungo il percorso. Qualche grado di troppo. Ormai nemmeno lui sa più dove sia diretto.
Affresco potente. Ritmo del Don. Lingua del Don. Insomma, il Don al meglio!
Nel panorama attuale una delle migliori voci crime. Non è solo la
sua lingua ad essere cool ma tutta la
struttura del romanzo, i personaggi, l’ambientazione.
Don Winslow seduce, ammalia e non
vorresti smettere mai di leggerlo.
Il Don degli ultimi romanzi,intendo, perché forse i primi hanno un’altra struttura, un altro
ritmo.
W (sempre) il Don!!!
venerdì 27 ottobre 2017
Blade Runner 2049 ( 2017) regia Di D. Villeneuve
Esiste un film, un film di genere,
si chiama Blade Runner , trasposizione del romanzo di Philip Dick “Do Androids Dream of Electric Sheeps? ?”(
romanzo, per la verità, dalla scrittura non esaltante)
Regia perfetta (Ridley Scott), sceneggiatura perfetta (Hampton Fancher,
David Peoples). Colonna sonora da urlo (Vangelis). Scenografie da vertigine (Hampton
Fancher, David Peoples). Fotografia idem (Jordan Cronenweth). Azzeccate atmosfere
noir e retrò .Il poliziotto Deckard elimina replicanti, copie di uomini con
vita a tempo utilizzati per i lavori più duri da effettuarsi in colonie extra
mondo, dove l’uomo è andato a vivere perché la terra è inquinata.
Una storia semplice. Una storia di genere. La storia di un cacciatore
spaventato, insicuro, fragile, insomma un essere umano, e dei suoi cacciati: spaventati, insicuri un
po’ meno fragili, insomma, esseri umani anche
loro o forse no, ”replicanti “ eppure così umani, “più umani dell’umano”, come
il motto della Tyrrel corporation che li fabbrica.
Harrison Ford è l’archetipo di tutti i poliziotti o detective loosers
della storia della letteratura. Strano che Ridley Scott non abbia scelto la
faccia da fesso di Elliot Gould della versione
Altmaniana de “Il lungo addio”, romanzo
capolavoro di Raymond Chandler, quel Raymond Chandler che, superando il
suo maestro Dashiell Hammett, ha indebolito, perfezionandolo, il troppo vincente Sam Spade, creando Philip
Marlowe:simpatico, fragile e perdente.
Blade Runner porta questo con sé. Ma lo fa con leggerezza e con rapidità,
due delle cinque lezioni americane di Italo Calvino(“il discorrere è come il
correre e non come il portare” ..citando Galilei).Un perfetto ,equilibrato,
romantico, struggente film di genere,
divenuto cult negli anni.
Certo Carrère, nella bella biografia dello scrittore di fantascienza ( “io sono
vivo, voi siete morti” ed. Adelphi) ci
avverte che Dick conosceva il test di Turing e che il test fatto per i
replicanti è stato teorizzato proprio da lui ( lo scienziato inglese morto suicida che
inventò il codice per decrittare i messaggi della marina tedesca). Altra
gemma a impreziosire una pellicola già di per se tesoro, come il Chinatown di
Polansky o I tre giorni del condor di Pollack
o il maratoneta di Schlesinger
o il cacciatore di Cimino o Shining di Kubrick,
splendidi, geniali , semplici e affascinanti film di genere. Uno di quelli
così ben fatti ( sceneggiatura, regia)
che da qualsiasi punto inizi a vederlo non puoi più smettere. Segno inequivocabile del
capolavoro, di genere, ma pur sempre capolavoro.
E allora Blade Runner 2049?
Goslin, che in vita sua ha già avuto la fortuna di finire in un film
destinato a diventare cult, quello splendido Drive di Refn ( la scena in
cui entra nel locale con giubbotto bianco con scorpione ricamato, armato di
martello è ormai storia del cinema) è un
nuovo cacciatore di androidi. La falsa pista che intuiamo a circa trenta minuti
dall’inizio rischia di farci rilassare e il pathos, che dovrebbe montare, non
monta.
Scenografie, montaggio fotografia, effetti speciali tutto strepitoso ma non basta. Blade Runner aveva il ritmo e la struttura del noir, o anche
della detective story, il sequel non ce l’ha. Come se il pur bravissimo Denis Villneuve ( “la donna
che canta”, “Sicario”..) si fosse
vergognato di fare un film “solamente“di genere e avesse, invece,
cercato di partire proprio da
quegli spunti filosofici, etici e
morali che aveva il primo e ai quali, per la verità, altri si sono aggiunti
nel tempo ( spesso attribuiti a forza da intellettuali con la puzza sotto il
naso, nello sforzo di nobilitare, all’occhio interno della loro coscienza,
quello che consideravano solo un film di genere, nella speranza di potersene
vergognare di meno) .
Chi ( soprattutto tra i maschietti )
si è più potuto lavare il viso dopo una giornata di lavoro senza pensare
a Deckard di fronte allo specchio che si lava il sangue dalla bocca, dopo le
botte prese ? Dopo quel film nessuno si
è più potuto pitturare gli occhi con lo spray nero senza emulare la Daryl Hannah
bambola replicante. E la frase « Io ne ho viste cose che voi umani non
potreste immaginarvi.. » pronunciata da
Roy Batty / Rutger Hauer è semplicemente leggenda; insomma, tutti i segni del Cult movie.
Blade Runner 2049 non lo diventerà, ma magari mi sbaglio. Il mio
giudizio conta poco.
Esiste un film, un film di genere,
si chiama Blade Runner . Colonna sonora perfetta. Scenografie perfette. attori
perfetti, dialoghi perfetti , insomma un cult.
« I've seen things you people wouldn't believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die. »
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die. »
(Rutger Hauer/Roy Batty)
martedì 4 luglio 2017
lunedì 26 giugno 2017
martedì 6 giugno 2017
"Missing New York", Don Winslow, Einaudi Stile Libero , euro 18,00
Scrivere al tempo dell'ISIS, al tempo di Trump ( e della Clinton). Scrivere al tempo della fame, della povertà, delle guerre.
Scrivere nel momento in cui molti non hanno i soldi per il cibo, i vestiti. Scrivere al tempo dei privilegi per pochi, delle pensioni e dei vitalizi per i già ricchi e del nulla per i poveri, per chi ha lavorato una vita al cantiere o in fabbrica o ai tavoli di un ristorante. Ha senso? E se si, di cosa si dovrebbe scrivere? Del proprio ego, forse? Come sui "social"? Il mondo è sempre stato così, ricchezza e povertà, bellezza e bruttezza, ingiustizia e speranza insieme. Consolazione magra.
Il giallo, il noir, la crime, il polar..divertimenti borghesi? Forse, o forse no. Lo spettacolo, però, deve continuare. L'uomo, anche quando bruciava Troia, costruiva teatri. Brutta bestia, l'uomo: uccide e recita poesie. Bestia strana. Veramente. E allora continuiamo..
Missing New York.
Cambio di scene. Cambio di ambientazione. Et Volià le Don again! Siamo in giro per gli States a cercare bimbi scomparsi. Poliziesco vecchio stile ma con il linguaggio della modernità. Frank Decker esce dalla polizia e, come ne "la Promessa " dello Sciascia svizzero, insegue un sogno di giustizia e, invece di un crimine, ne scopre due. Frank Decker o Rick Deckard? Cercare bambine o ammazzare replicanti? Gli eroi, quelli che piacciono a noi, in fondo hanno sempre quasi gli stessi nomi: Marlow che racconta la tenebra, Marlowe che cammina sul Sunset.
"Ma nella fantasia...gli eroi son tutti giovani e belli"
E l'ingiustizia? Oh, si, quella c'è, ma basta con le locomotive, la si deve ignorare. E come si fa? Semplice "Basta chiudere gli occhi.. è dall'altra parte della vita": citazione sbagliata (lo ammetto) di uno scrittore sbagliato (lo ammetto) : fascista a parole, morto povero ad aiutare i poveri..grande talento e follia caro Destochues, lo ammetto.
Forse a lui o a Pasolini, a Pound o a Papà Hemingway dovrei chiedere se ha ancora senso scrivere al tempo dei ghiacciai sciolti, degli animali estinti, dei fiumi inquinati, dell'aria irrespirabile e dell'uomo che continua a uccidere.
Forse..
venerdì 28 aprile 2017
Ferdinand Von Schirach, Tabù, Longanesi euro 16,40
Le prime 112 pagine di questo romanzo creano un'attesa molto coinvolgente.
Le pagine successive ci presentano l'Avvocato Konrad Biegler ( che ho immediatamente associato al Barrister Wilfrid Robarts interpretato dal grande Charles Laughton di Witness for the Prosecution di Billy Wilder - tratto da un lavoro di Agatha Christie - ).
Quando appare Biegler si capisce che lui è il centro del romanzo, o almeno avrebbe dovuto esserlo. Pensieri, tic, idiosincrasie, pregiudizi: perfetto. Assolutamente perfetto. Avrei voluto sentire le sue idee sul processo, sulla giustizia, sugli imputati per altre cento pagine, minimo. Invece..
Invece il romanzo promette di svelare cosa sia successo nella mente (già particolare per via di una sorta di percezione, non spiegata, per colori della realtà) di Sebastian Eschburg, il giorno in cui assiste a due eventi drammatici. Ma non lo fa.
La scrittura di Von Schirach è intensa, pulita, drammatica ed elegante. E questo compensa tutto.
Biegler è un personaggio da ricordare, degno del Von Schirach de "Un colpo di vento", de "I colpevoli" de "Il caso Collini".
Forse, un maggior numero di pagine, un ragionamento sulla mente dell'imputato, uno spostamento del fulcro della storia sulla figura dell'Avvocato, avrebbero reso questo romanzo perfetto (perfeckt).
Peccato, posso dire solo che è bello (schmuck).
lunedì 6 marzo 2017
Don Winslow, "L'ora dei gentiluomini", Einaudi Stile libero, euro 19,00
Paddle Boone, paddle! Line up is not so far!
Riecco il Don in tutto il suo splendore!
San Diego, Pacific Beach, un ragazzo rema ogni mattina verso la line up.
Mantiene in vita il sogno del surf. Quello del profeta, K2, Kelly Kuhio: migliorare l'umanità scivolando sulle onde. Pace, purezza e armonia.. Aloha fratello!Bunker, Banzai, Off the wall, la Roccetta, Supertube, La Toscana, 012, Maragnone e l'Ideale o Trestles, Cottons, La Jolla Shore, Old Man's , Tourmaline e RockPile?Ehi Fratello, qui sul mio long Santa Marinella sembra San Diego! Anche se qui spesso è il "Kansas" e a volte il "South Dakota".
Boone Daniels rema imperterrito.
Speculazioni immobiliari, interessi dei cartelli messicani, razzismo e localismo da quattro soldi non lo toccano, o meglio, non lo scalfiscono. Bonne Daniels ha la pelle dura, arsa dal sole e dal sale di migliaia d'albe sull'acqua.
Paddle Boone, paddle! Line up is not so far!!
Uscendo dalla Pattuglia dell'alba, entrando nell'Ora dei gentiluomini. Rema sulla linea d'ombra, rema e diventa uomo.
Red Eddie, Cheerful, Sunny, Not Sunny , Petra e poi Dave the love God, Johnny Banzai, High Tide, Hang Twelve...se li chiami sono tutti lì ad aiutarti. Non è ancora l'Ora dei Gentiluomini, Boone, ma tu non smettere di remare, mai.
Haole, pidgin, lolo, koko, calabash, Los Ninos Locos, Santa Ana, un tacos di pesce e una birra al Sundowner...siamo con tutti con Don e Boone a San Diego.
Don "the writing God" Winslow e Boone Daniels, Da Kine bro!
mercoledì 15 febbraio 2017
Andrea Villani, Luciano Lutring, ed Mursia euro 15,00
Hai scritto un bel libro, Villani. Due storie in parallelo. I genitori di Luciano e Luciano con la sua vita pazza, violenta e chicchettosa.
Gioelli, champagne e pistole, manco fossimo in un romanzo di Scerbanenco.
Milano, la ligera, l'Italia che si risveglia, i commendatori, le fabrichette, i danè e i banditi. Una storia violenta ma pulita. La rabbia della gioventù diventa creatività in età matura e Luciano, il 27 marzo 1977, ottiene la grazia dal Presidente del Repubblica Giovanni Leone.
Scrittore e pittore. Conosce spie cecoslovacche, banditi corsi e marsigliesi, ama donne bellissime e diventa padre e quando un figlio morirà per un incidente , rinuncerà a proporre richiesta di risarcimento danni allo Stato dicendo: "Lo Stato mi ha perdonato. Io perdono lo Stato" .
Classe d'altri tempi nel sangue di questo rapinatore zigano-meneghino. Un guascone furbo e intelligente, sensibile e duro, criminale e artista.
"Caro Lutring, chi ha la libertà nel cuore non sarà mai prigioniero", gli scrive Sandro Pertini.
Due cose: Bravo Villani; riposa in pace Luciano.
domenica 22 gennaio 2017
Antonella D'Agostino, Francis Faccia d'angelo, la Milano di Turatello, ed. Le Milieu, euro 14,90
Come Cesare. Pugnalato da chi aveva vicino. Il corpo straziato, in terra. I Re, gli imperatori, i Boss e i proconsoli che piegano le leggi della Repubblica, muoiono così. Troppo temuti per essere affrontati in battaglia. Uccisi alle spalle, tanti contro uno. Unica via per spodestarli.
Nella sua morte la sua storia. La storia di un uomo controverso: padre tenero e criminale, generosissimo e spietato. Figlio di un'Italia povera uscita dalla guerra con le ossa rotte. Milano come era. Ligera. La mala dei furti, delle rapine e delle bische.
Vanoni e Califano cantano, nei locali fumosi dai tavoli riservati, le loro ballate metropolitane.
La rapina alla Gioielleria Colombo in via Montenapoleone ( Bergamelli e Berenguer) , quella ai Ranieri ( O. Onofri), la strage di via Moncucco, sono le moderne battaglie di questi anti-eroi criminali che impongono una nuova epica.
Lutring, Cavallero, la Banda della Magliana, Vallanzasca, Cutolo, i catanesi, i coch, i drittari o i sumanda e, alla fine, i killer delle carceri. Fatti, gesta, nomi e racconti.
Il bandito Turatello, ex pugile, rapinatore, tenutario di bische si muove seguendo una sorta di morale fuorilegge d'altri tempi. Francis è uno che rispetta le donne e picchia chi non lo fa.
La sua storia appassiona, le sue gesta sono leggendarie, come quelle dei suoi luogotenenti, in primis Carlo Argento, il Vicerè.
C'è qualcosa nell'assassinio di Francis Turatello che ancora offende. Come in quello di Cesare. Una vita come la loro poteva contemplare un esito così, si. Uomini di potere, che avevano preso decisioni dure, durissime. Però qualcosa tocca, da sempre. Fossero morti in battaglia, forse sarebbe stato meglio, ma non così. Gli hanno riservato una brutta morte e dispiace, comunque.
Barra, Bruto, Maltese, Cassio..i nomi dei congiurati, con il tempo, si confondono.
"Per primo Nasca lo colpisce con il pugnale nel collo, con un colpo non profondo né mortale"..
Plutarco, Vite Parallele, Alessandro e Cesare
giovedì 5 gennaio 2017
Antonio Manzini, "7-7-2007", ed. Sellerio, euro 14,00.
Non dirò che seguivo Manzini già prima della serie in tv. No. Non sarebbe vero. L'ho fatto per Montalbano, per Schiavone no. Per Schiavone c'è voluta la faccia di Marco Giallini per farmi prendere un romanzo della serie in mano. Marco Giallini, già Beniamino Rossini de "il Fuggiasco", film tratto dall'omonimo romanzo di Carlotto. In quel ruolo, come in tantissimi altri, fu perfetto.
Quando, poi, ho visto la sua faccia in tv, ho pensato: " ci siamo, devo leggere Manzini".
Dovessi dire cosa mi piaciuto soprattutto di questo romanzo, non saprei.
Buona scrittura, bei dialoghi, belle battute ( "..questo è il carro dei perdenti" ), ottima chiusa (" Lo sai lupa, lo sai che lasciamo noi? Una matassa ingarbugliata di capelli bianchi da spazzare via da un appartamento vuoto. Questo lasciamo.")
Nelle orecchie la stupenda musica della serie, i luoghi e i volti della serie. La faccia di quel romanaccio negli occhi.
Non riesco, sul serio. E come recensione, questa, fa più schifo di tutte le altre che ho scritto sino a ora, ma non ci posso fare nulla. E' così.Perdonatemi.Perdonami, Manzini.
A fine Maggio uscirà una mia cosa che ho iniziato quasi dieci anni fa. Molte cose, involontariamente, si assomigliano. Succede spesso. Le storie sono collegate, gli esseri umani anche.
Hai azzeccato un personaggio strepitoso, Manzini. Lunga vita a Schiavone! ( e a Seba, Furio e Brizio...e anche agli altri)
lunedì 2 gennaio 2017
Giuliano Naria, Rosella Simone, "La Casa del Nulla", ed le Mielieu, euro 15,90
Vita dura quella di Giuliano Naria: in carcere per nove anni e sedici giorni; scarcerato nel 1986; assolto con formula piena dall'accusa di aver fatto parte del gruppo di fuoco brigatista che uccise il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Genova, dr. Francesco Coco, nel 1991; morto per un tumore alla bocca nel 1997.
Il libro scritto con Rosella Simone è bellissimo. Ricco di aneddoti, di prosa e di poesia. Esperienza in tutte le carceri italiane. Piccola guida per sopravvivere agli scontri, alle rivolte, ai soprusi. Istruzioni salva vita nell'inferno del carcere italiano negli anni '70.
Una vita breve e lunghissima, quella di Giuliano. Tanto lunga da collezionare ritratti commoventi e folli di personaggi incredibili. Leggere per credere.
Tanto breve da lasciare confusi e spaventati. Anni bruciati: carcere a venti, libertà a trenta, morte a cinquanta.
Tanto breve da lasciare confusi e spaventati. Anni bruciati: carcere a venti, libertà a trenta, morte a cinquanta.
Ma lo spirito rimane, lo spirito vive sempre. Vive nelle bellissime parole usate da Giuliano per descrivere l'assurdità della condizione di chi è in galera.
Il libro è impreziosito da un dizionario di termini carcerari. Un lessico cresciuto prima nelle realtà locali poi esportato dai detenuti , con i loro vari trasferimenti, in tutt'Italia. Così ci si ritrova alle prese con una specie di seconda lingua italiana (carceraria), formata da termini creati per descrive cose, persone o oggetti che solo in prigione hanno loro propria dimensione e realtà. Parole impollinate e fecondate: I tre giorni sardegnoli, pugnalare l'orologio, arricchirsi, affascinarsi, accavallarsi; la distinzione tra turisti, coatti e bravi ragazzi è, poi , rivelatrice di un diverso sentire la costrizione forzata: " il bravo ragazzo la galera se la strappa dal cuore, si strappa il cuore con le sue mani.".. perché "..è quello che tenta l'evasione sempre".
Un giorno il carcere non ci sarà più. Dovrà scomparire, sostituito da altre forme di presa di coscienza dell'errore commesso. Momenti di riflessione e di nuova educazione che servano realmente a comprendere lo sbaglio, a cercare di riparare al male fatto e a crescere come esseri umani. Non "parcheggi per uomini e donne" che alienano le persone, le incattiviscono e le rendono anche più pericolose. Una roba così non serve, una roba così può avere un solo nome: "La Casa del nulla".
Un giorno l'uomo sarà migliore. Visone utopica? Staremo a vedere.
Grazia Verasani, "Cosa sai della notte", FoxCrime/Feltrinelli, euro 13,00
Di scoprire chi abbia ucciso Oliver, in fondo, si ha poca voglia. Se siano stati amanti traditi, attori fascinosi, cognati bastardi o strozzini spacciatori, poco importa. Quello che conta è sapere se Bruni risolverà i suoi problemi coniugali, se saprà resistere alle avances de La Civetta. Se Giorgia Cantini riuscirà a resistere al mangnetismo maligno del bello e glaciale Angelese.
Questo, soprattutto, si vuole scoprire leggendo questo noir o giallo o polar..
Un libro che surfa sul genere, facendo manovre da campionato mondiale, manco fossimo a Banzai Pipeline.
Parte noir, scende giallo, tubo: riesce polar..
La storia corre in una Bologna spenta, riflesso pallido di quella degli anni '70, immortalata nei disegni di Paz. Ma anche riflesso pallido, a sentire alcuni , di quella degli anni '90.
Forse destino di alcune città è proprio quello di essere preda dei ricordi di qualcun altro, qualcuno che lì "ha vissuto i migliori anni della propria vita" ma ora no, non più, perché "la città è cambiata, è diversa. " Bologna, per certi versi, ne è l'esempio paradigmatico.
Giorgia Cantini, detective privato, si muove di notte in questo luogo di portici chilometrici e di ricordi in bianco e nero, di avanguardie artistiche e violenze di piazza.
Alle pagg. 41, 25,27, 45, 92, 93, 106, 120, 123, 161, 162, invenzioni, qualità della scrittura e belle immagini tra Patti Smith e Giorgio Bassani, tra Proust e Musil.
A pag. 220 la chiusa delle chiuse, quella che avresti voluto mettere in un tuo libro ma non ne hai avuto l'idea o forse ti sono semplicemente mancate le palle :
"Pensavo che lo scopo di alcune vite è trovare qualcosa e accontentarsene, e lo scopo di altre è di cercare per sempre qualcosa che non esiste." Inquietudine..
Come quella epica e magnifica della "Heroes di Bowie.
Inquietudine, proprio questa l'essenza del noir, la descrizione di un ambiente, di una realtà, spesso attraverso il filo conduttore di un crimine, risolto o meno che sia; una discesa nei bassifondi, negli angoli meno indagati dell'esistente ( che siano le dark room, il battuage o le speculazioni immobliari di immondi-rispettabili squali-padri di famiglia), il tutto con tratti e note che lascino un' inquietudine profonda. L'indagine, nel noir, non fa chiudere il cerchio, non rassicura, non da risposte: crea nuove domande.Tutti i personaggi della Versani, in fondo, si fanno la nostra stessa domanda: dov' è l'amore? Da De Andrè a Cher, dal poeta colto alla cantante pop, anche le canzoni se lo chiedono. Non ci forniscono risposte ma almeno ci alleviano il dolore di saperlo fugace o inconsistente. Alle volte, però, è bene agire, senza chiedere. In fondo a che serve chiedere? "Non credere (e forse anche chiedere) o cercare, tutto è occulto" parafrasando Pessoa.
L'essenza del Noir.
E allora conta solo la realtà. "Because tonight there are two lovers"..in una stanza d'albergo dove la carta da parati è " a righe blu e oro".Un'ultima malinconica Camel (pag.218) e poi scendo a prendermi un caffè
L'essenza del Noir.
E allora conta solo la realtà. "Because tonight there are two lovers"..in una stanza d'albergo dove la carta da parati è " a righe blu e oro".Un'ultima malinconica Camel (pag.218) e poi scendo a prendermi un caffè
Brava Verasani.
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