martedì 6 maggio 2014



Ferdinand von Schirach Un colpo di vento ed. Tea, euro 8,60

L'avvocato tedesco si sofferma sulla soglia. Messi a letto i bimbi si volta a contemplarli. Sguardo amoroso. Qualche pena e preoccupazione, ma nell'insieme è soddisfatto. Scese le scale, in cucina di fronte a un bicchiere di birra, racconta alla moglie, con voce bisbigliata, le loro avventure. Da Fanher a Il Violoncello, da Fortuna  a Legittima difesa. E se anche La tazza da tè di Tanata, Il riccio e L'etiope appartengano a quel genere di storie universali che non ti stancheresti mai di ascoltare, non c'è ne è una che, in poche righe, non valga da sola il costo del libro. Lingua precisa, narrazione coinvolgente, sguardo umano, perdono di mamma, saggezza terrena per sbagli da manuale. Per me che cerco di parlare la stessa lingua e cerco di fissare gli stessi occhi, un motivo in più per specchiarmi. Parole ricche di cuore e dottrina. Sorta di breviario per toghe logore o troppo nuove. Se solo fossimo più attenti, più tolleranti e più pronti a scambiarci ruoli, funzioni, pelle e lingua, la giustizia funzionerebbe meglio e, con essa, il mondo intero.
Tra le più belle riflessioni del nipote di Baldur Benedikt von Schirach, capo di chi cantava Unsere fahne flattert uns voran, questa:
Le arringhe ai giorni nostri non sono più decisive in un processo. La pubblica accusa e la difesa non parlano ai giurati ma a giudici togati e giudici popolari. Qualunque tono sbagliato, qualunque presunzione, qualunque manierismo è insopportabile. Le grandi requisitorie appartengono ai secoli passati. I tedeschi non amano più il pathos, ne hanno già avuto fin troppo. 
Giusto. 

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