sabato 19 giugno 2021

 





Enrico Vanzina "Una giornata di nebbia a Milano" Harper Collins Italia  Euro 18,00



Finalmente. 

Finalmente un po' di sana, ironica, illuminante cattiveria.

Finalmente sferzate ai corsi di scrittura creativa, scudisciate agli integralisti del cibo sano, agli eventi insulsi.

Finalmente leggo "la domanda non è come si scrive un romanzo, la domanda è perché questo romanzo è stato scritto così"

Finalmente leggo "immaginare non è un dono,  né un talento, è quasi una maledizione"

Finalmente leggo " leggendo come e dove si annida il male riusciamo ad accettare la nostra imperfezione"

Finalmente leggo "il cattivo spesso non sa di esserlo. Nella sua testa è lui l'eroe della storia" e "in realtà , ogni lettore , quando legge è soltanto il lettore di se stesso".

Ma ciò che colpisce è la scrittura nitida, pulita, avvolgente; ciò che impressiona è il ritmo musicale delle parole snocciolate. Un piano jazz alla McCoy Tyner e quando si dialoga con il Fenomeno Finnekens - Pinketts- Virgilio allora basta aggiungere la Tromba di Paolo Fresu e il gioco è fatto.

Dicevo colpisce e impressiona, non "sorprende". Perché la penna è quella  del figlio del grande Stefano Vanzina alias "Steno" e fratello del regista Carlo, quella di chi ha scritto tantissime sceneggiature di successo, su tutte per me, quella di "Febbre da cavallo" vero capolavoro nel quale ben avrei visto un cameo per il folle genio di  Charles Bukowski, noto scommettitore d'ippodromo.

Si scorgeva già, trattenuto, anche nelle righe  di "Sapore di mare", "Vacanze di Natale" e "Sotto il vestito niente" un bagaglio incredibile di conoscenze letterarie, cinematografiche e musicali. 

Si annusava addirittura nelle scene de "Il commissario lo Gatto",  interpretato dal grande Lino Banfi ; il suo cappello  a falda larga  a fare il verso a quello del detective privato Jakes J.J. Gittes - Jack Nicolson in "Chinatown" di Roman Polasnky o a quello di Bogart ne "Il grande sonno" di Howard Hawks ( tutti "figli" di quel genio di Raymond Chandler e, per la verità, anche del meno fortunato Dashell Hammet), il suo procedere per errori tra bionde e bellimbusti da spiaggia.

Insomma, anche guardando quei film divertenti si aveva l'impressione che vi fosse un motore cinquemila di cilindrata sotto la carrozzeria di un' auto più rassicurante, un mezzo alimentato da un carburante  speciale, la cui composizione andava da Woody Allen a D.F.Wallace, da Dovstoevskij a Zamjatin, da Raymond Chandler a Roland Barthes, da O'Henry a James, da Antonioni a Bergman; che anche dietro la costruzione di script che non sempre hanno incontrato il mio favore (ma io non sono nessuno ) vi fosse una sportiva di razza, un auto di lusso capace di sorprendere per raffinatezza ed eleganza anche quando procedeva per sconnesse strade di periferia.

Con il fantastico "La Sera a Roma"  e questo bellissimo "Una giornata di nebbia a Milano" posso scorgere il profilo inconfondibile di una decappottabile viaggiare, finalmente, per il Sunset boulevard. La guida un elegante  signore dai capelli argentati, di fianco siede il nostro Andrea G. Pinketts con un bicchiere in mano, dietro: due pupe bionde con i capelli al vento.

Salutano con il clacson la brutta faccia butterata di Hank  Chinasky che beve birra e cerca di farsi comprendere da Er Pomata e Mandrake. Forse punteranno su King, Sordatino e D'Artagnan(..ne) forse no, sicuramente, prima di andare all'ippodromo,  entreranno a ubriacarsi  in un bar dove il proprietario e il cameriere  hanno le bellissime facce senza tempo di Adolfo Celi e di Mario Carotenuto.





Questa è la "letteratura di genere" che ci piace.
Come il 
cattivo spesso non sa di esserlo, così spesso anche lo scrittore (di talento) ignora la sua bravura.













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