“Balanons
aveva grinta, ci sapeva fare, quel maledetto: aveva due serpenti al posto delle
braccia: non saltellava: sgusciava, scattava come un ragno, un grosso malvagio
ragnaccio, non falliva mai il bersaglio. mi resi conto subito che ci voleva un
grosso campione per batterlo , e che Watson poteva pigliar su il suo agnellino
e tornarsene a casa.”
Charles Bukowski, Addio Watson in “Storie di ordinaria
follia”
Bam,
bam, ba-bam!
La notte è una spugna nera imbevuta di acqua
calda. Le zanzare, più che volare, sembrano nuotare nel buio; questo le rende più cattive
del solito. Niente sembra fermarle. Gerani, incensi speciali, creme, tutto
inutile. Ci si può solo prendere a schiaffi e grattare fino a farsi uscire il
sangue. A candele accese e lampadine spente, si ha, almeno, l’illusione di un’oscurità ristoratrice.
Alle ventitré passate, sullo schermo, compare il
ring. Un’ ara pagana illuminata a giorno.
Il presentatore fa il suo dovere. Poi compare la
bellissima attrice bionda. Le presentazioni in inglese. I nomi pronunciati in
modo da non finire mai. Diaz contro Marsili. Valevole per il Mondiale Silver
dei leggeri Wbc
Ci siamo: arriva Diaz.
Arriva
Marsili, preceduto dal musicista-regista che gli ha dedicato una canzone.
Gli inni: il belga per l’arbitro, il messicano
per Diaz e Mameli per Marsili. Finiscono.
La
tensione sale. Gli ultimi preparativi.
Seconds out!
Seconds out!
La formula magica. Il punto di non ritorno.
Così per Jake
La Motta vs Sugar Ray Robinson
Così per Muhammad
Ali vs Joe Frazier
Così per Marvin Hagler vs Thomas Hearns
Così per Evander Holyfield vs Mike Tyson
Così per Marsili
vs Diaz.
Apriti
sesamo.
Inizia.
A guantoni toccati, i due pugili saltellano e si
studiano. Emiliano Marsili, (32-0-1), freme,
Gamaliel Diaz (38-13-3), attende.
Marsili ha lo sguardo di uno per il quale non esiste niente altro
nell’universo. Diaz sembra più rilassato.
Marsili saltella continuamente, con una
frequenza da arresto cardiaco. Lo sguardo fisso sull’avversario, le braccia
basse in un invito, i movimenti veloci. E’ un bersaglio difficile per Diaz. Il
messicano, che pure è stato campione mondiale dei piuma e dovrebbe essere
abituato alla velocità, prova a toccarlo ma non lo prende. Il Tizzo ha la faccia
scavata da italiano antico. Magro, le braccia lunghe, scuro, così scuro da
sembrare lui il messicano. E su questo viso scuro, due occhi grandi, spalancati
ed elettrici. Un volto così lo potresti trovare nelle foto di settant’anni fa, una
di quelle in bianco e nero, dove uomini affamati faticano tra le macerie di
città straziate dalla guerra, oppure di fianco a uno dei ragazzi in divisa,
mandati dal regime in Albania, in Jugoslavia, in Libia. Armi ridicole,
munizioni insufficienti, poco vitto e molta fatica. Rivedo la faccia di mio zio
Giuseppe in Grecia. Magro allampanato ma con il sorriso spensierato di uno che avrebbe
voluto tanto assaggiare il futuro. Invece, non gli è stato possibile.
Marsili
è veloce, Marsili è attento, Marsili avvicina le navi con le braccia.
Il messicano ha il fiato corto ma un bel pugno.
Deve concludere facendo male se vuole vincere.
La prima, la seconda, la terza e la quarta
ripresa. Ogni quattro round di leggono i cartellini: Marsili ha due vantaggi
(40-36, 39-37) e uno svantaggio (38-39)
La quinta e la sesta volano. Marsili saltella,
instancabile.
Alla settima Diaz colpisce Marsili con una
testata. Proteste..non più di tanto. Marsili non è tipo da chiamare aiuto. Diaz,
però, si becca una penalizzazione.
Ottava ripresa, seconda
testata, secondo richiamo e seconda penalizzazione per il Messicano. Marsili ha
un piccolo taglio in fronte. Si leggono i cartellini: 78-72, 77-74, 78-72. Per Marsili.
Diaz si innervosisce.
Diaz si innervosisce.
Nona ripresa. La
strategia di Diaz, a questo punto, è quella di accorciare le distanze e
costringere Emiliano allo scontro, da vicino. Spesso ci riesce. Spesso, non
sempre; uno così allenato non lo prendi.
Inizia la decima. Ultime gocce d’energia per
Diaz che rincorre, scivola, si rialza, sbuffa e va a vuoto.
Marsili ha ripreso a saltellare. Ogni tanto uno
scambio: veloce, potente. Bam, Bam,
ba-bam. Suona il gong.
Marsili non vede nessuno, distrattamente
annuisce ai consigli del maestro.
Undicesima. Diaz smanaccia, Marsili è preciso,
asciutto, veloce.
Bam,
bam, ba-bam .. poi vienimi a cercare
Bam,
bam, ba-bam..mettimi il sale sulla coda
Diaz sembra un ubriaco sceso da una giostra
Dov’è l’italiano? Era qui un momento fa..
-Ehi ese!
Bam, bam, ba-bam!
-Ehi cumpadre,
estoy aquí! Bam, bam, ba-bam!
Ma il messicano è uno tosto e quando capita
restituisce colpo su colpo. Combatte senza arrendersi, senza risparmiarsi.
Combatte, e combatte, e combatte.
Come un gatto nel traffico urbano, il Tizzo
schizza veloce, scarta di lato, si abbassa, si protegge. Rapido, frenetico. Tanto
che ti domandi ma quanto si è preparato? Quanto ha corso? Quanto ha faticato? Quanto
si è sacrificato? Quante rinunce ha fatto per arrivare sin qui, con questa
forma e questa grinta?
Ma non c’è più tempo. Il match è finito.
Si leggono i cartellini. Diaz ha due punti di
penalizzazione.
Barrovecchio: 115-111
Huerta 116-111
Rosa 117-110.
Marsili
è veloce, Marsili è attento, Marsili avvicina le navi con le braccia..e
vince.
Paolo Tagliaferri Civitavecchia,
5 agosto 2015
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