giovedì 20 agosto 2015


“Balanons aveva grinta, ci sapeva fare, quel maledetto: aveva due serpenti al posto delle braccia: non saltellava: sgusciava, scattava come un ragno, un grosso malvagio ragnaccio, non falliva mai il bersaglio. mi resi conto subito che ci voleva un grosso campione per batterlo , e che Watson poteva pigliar su il suo agnellino e tornarsene a casa.”
Charles Bukowski, Addio Watson in “Storie di ordinaria follia”
 

Bam, bam, ba-bam!

La notte è una spugna nera imbevuta di acqua calda. Le zanzare, più che volare, sembrano  nuotare nel buio; questo le rende più cattive del solito. Niente sembra fermarle. Gerani, incensi speciali, creme, tutto inutile. Ci si può solo prendere a schiaffi e grattare fino a farsi uscire il sangue. A candele accese e lampadine spente, si ha, almeno, l’illusione  di un’oscurità ristoratrice.
Alle ventitré passate, sullo schermo, compare il ring. Un’ ara pagana illuminata a giorno.
Il presentatore fa il suo dovere. Poi compare la bellissima attrice bionda. Le presentazioni in inglese. I nomi pronunciati in modo da non finire mai. Diaz contro Marsili. Valevole per il Mondiale Silver dei leggeri Wbc
Ci siamo: arriva Diaz.
 Arriva Marsili, preceduto dal musicista-regista che gli ha dedicato una canzone.
Gli inni: il belga per l’arbitro, il messicano per Diaz e Mameli per Marsili. Finiscono.
La tensione sale. Gli ultimi preparativi.
Seconds out!
La formula magica. Il punto di non ritorno.
Così per Jake La Motta vs Sugar Ray Robinson
Così per Muhammad Ali vs Joe Frazier
Così per Marvin Hagler vs Thomas Hearns
Così per Evander Holyfield vs Mike Tyson
Così per Marsili vs Diaz.
Apriti sesamo.
Inizia.
A guantoni toccati, i due pugili saltellano e si studiano. Emiliano Marsili, (32-0-1), freme, Gamaliel Diaz (38-13-3), attende. Marsili ha lo sguardo di uno per il quale non esiste niente altro nell’universo. Diaz sembra più rilassato.
Marsili saltella continuamente, con una frequenza da arresto cardiaco. Lo sguardo fisso sull’avversario, le braccia basse in un invito, i movimenti veloci. E’ un bersaglio difficile per Diaz. Il messicano, che pure è stato campione mondiale dei piuma e dovrebbe essere abituato alla velocità, prova a toccarlo ma non lo prende. Il Tizzo ha la faccia scavata da italiano antico. Magro, le braccia lunghe, scuro, così scuro da sembrare lui il messicano. E su questo viso scuro, due occhi grandi, spalancati ed elettrici. Un volto così lo potresti trovare nelle foto di settant’anni fa, una di quelle in bianco e nero, dove uomini affamati faticano tra le macerie di città straziate dalla guerra, oppure di fianco a uno dei ragazzi in divisa, mandati dal regime in Albania, in Jugoslavia, in Libia. Armi ridicole, munizioni insufficienti, poco vitto e molta fatica. Rivedo la faccia di mio zio Giuseppe in Grecia. Magro allampanato ma con il sorriso spensierato di uno che avrebbe voluto tanto assaggiare il futuro. Invece, non gli è stato possibile.

Marsili è veloce, Marsili è attento, Marsili avvicina le navi con le braccia. 

Il messicano ha il fiato corto ma un bel pugno. Deve concludere facendo male se vuole vincere.
La prima, la seconda, la terza e la quarta ripresa. Ogni quattro round di leggono i cartellini: Marsili ha due vantaggi (40-36, 39-37) e uno svantaggio (38-39)
La quinta e la sesta volano. Marsili saltella, instancabile.
Alla settima Diaz colpisce Marsili con una testata. Proteste..non più di tanto. Marsili non è tipo da chiamare aiuto. Diaz, però, si becca una penalizzazione.
Ottava ripresa, seconda testata, secondo richiamo e seconda penalizzazione per il Messicano. Marsili ha un piccolo taglio in fronte. Si leggono i cartellini: 78-72, 77-74, 78-72. Per Marsili.
Diaz si innervosisce.
Nona ripresa. La strategia di Diaz, a questo punto, è quella di accorciare le distanze e costringere Emiliano allo scontro, da vicino. Spesso ci riesce. Spesso, non sempre; uno così allenato non lo prendi.
Inizia la decima. Ultime gocce d’energia per Diaz che rincorre, scivola, si rialza, sbuffa e va a vuoto.
Marsili ha ripreso a saltellare. Ogni tanto uno scambio: veloce, potente. Bam, Bam, ba-bam. Suona il gong.
Marsili non vede nessuno, distrattamente annuisce ai consigli del maestro.
Undicesima. Diaz smanaccia, Marsili è preciso, asciutto, veloce.
Bam, bam, ba-bam .. poi vienimi a cercare
Bam, bam, ba-bam..mettimi il sale sulla coda
Diaz sembra un ubriaco sceso da una giostra
Dov’è l’italiano? Era qui un momento fa..
-Ehi ese! Bam, bam, ba-bam!
-Ehi cumpadre, estoy aquí!   Bam, bam, ba-bam!
Ma il messicano è uno tosto e quando capita restituisce colpo su colpo. Combatte senza arrendersi, senza risparmiarsi. Combatte, e combatte, e combatte.
Come un gatto nel traffico urbano, il Tizzo schizza veloce, scarta di lato, si abbassa, si protegge. Rapido, frenetico. Tanto che ti domandi ma quanto si è preparato? Quanto ha corso? Quanto ha faticato? Quanto si è sacrificato? Quante rinunce ha fatto per arrivare sin qui, con questa forma e questa grinta?
Ma non c’è più tempo. Il match è finito.
Si leggono i cartellini. Diaz ha due punti di penalizzazione.
Barrovecchio: 115-111
Huerta 116-111
Rosa 117-110.
Marsili è veloce, Marsili è attento, Marsili avvicina le navi con le braccia..e vince.

Paolo Tagliaferri                                                                Civitavecchia, 5 agosto 2015

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