venerdì 27 ottobre 2017
















Blade Runner 2049 ( 2017)  regia Di D. Villeneuve



Esiste un film,  un film di genere, si chiama Blade Runner , trasposizione del romanzo di Philip Dick  “Do Androids Dream of Electric Sheeps? ?”( romanzo, per la verità, dalla scrittura non esaltante)
Regia perfetta (Ridley Scott), sceneggiatura perfetta (Hampton Fancher, David Peoples). Colonna sonora da urlo (Vangelis). Scenografie da vertigine (Hampton Fancher, David Peoples). Fotografia idem (Jordan Cronenweth). Azzeccate atmosfere noir e retrò .Il poliziotto Deckard elimina replicanti, copie di uomini con vita a tempo utilizzati per i lavori più duri da effettuarsi in colonie extra mondo, dove l’uomo è andato a vivere perché la terra è inquinata.
Una storia semplice. Una storia di genere. La storia di un cacciatore spaventato, insicuro, fragile, insomma un essere umano,  e dei suoi cacciati: spaventati, insicuri un po’ meno fragili, insomma, esseri umani  anche loro o forse no, ”replicanti “ eppure così umani, “più umani dell’umano”, come il motto della Tyrrel corporation che li fabbrica.
Harrison Ford è l’archetipo di tutti i poliziotti o detective loosers della storia della letteratura. Strano che Ridley Scott non abbia scelto la faccia da fesso di Elliot Gould della versione  Altmaniana  de “Il lungo addio”, romanzo capolavoro di Raymond Chandler, quel Raymond Chandler  che, superando il suo maestro Dashiell Hammett, ha indebolito, perfezionandolo, il troppo vincente Sam Spade,   creando Philip Marlowe:simpatico, fragile e  perdente.
Blade Runner porta questo con sé. Ma lo fa con leggerezza e con rapidità, due delle cinque lezioni americane di Italo Calvino(“il discorrere è come il correre e non come il portare” ..citando Galilei).Un perfetto ,equilibrato, romantico, struggente  film di genere, divenuto cult negli anni.
Certo Carrère, nella bella biografia  dello scrittore di fantascienza ( “io sono vivo, voi siete morti” ed. Adelphi)  ci avverte che Dick conosceva il test di Turing e che il test fatto per i replicanti è stato teorizzato proprio da lui ( lo scienziato inglese morto  suicida che  inventò il codice per decrittare i messaggi della marina tedesca). Altra gemma a impreziosire una pellicola già di per se tesoro, come il Chinatown di Polansky o I tre giorni del condor di  Pollack o il maratoneta di Schlesinger o il cacciatore di Cimino o Shining di Kubrick,  splendidi, geniali , semplici e  affascinanti film di genere. Uno di quelli così ben fatti ( sceneggiatura, regia)  che da qualsiasi punto inizi a vederlo non  puoi più smettere. Segno inequivocabile del capolavoro, di genere, ma pur sempre capolavoro.
E allora Blade Runner 2049?
Goslin, che in vita sua ha già avuto la fortuna di finire in un film destinato a diventare  cult,  quello splendido Drive di Refn ( la scena in cui entra nel locale con giubbotto bianco con scorpione ricamato, armato di martello è ormai storia del cinema)  è un nuovo cacciatore di androidi. La falsa pista che intuiamo a circa trenta minuti dall’inizio rischia di farci rilassare e il pathos, che dovrebbe montare, non monta.
Scenografie,  montaggio   fotografia, effetti speciali   tutto strepitoso ma non basta. Blade Runner aveva  il ritmo e la struttura del noir, o anche della detective story, il sequel non ce l’ha. Come se  il pur bravissimo Denis Villneuve ( “la donna che canta”,  “Sicario”..) si fosse  vergognato di fare un film “solamente“di genere e avesse, invece, cercato di partire proprio da  quegli  spunti filosofici, etici e morali  che aveva il primo  e ai quali, per la verità, altri si sono aggiunti nel tempo ( spesso attribuiti a forza da intellettuali con la puzza sotto il naso, nello sforzo di nobilitare, all’occhio interno della loro coscienza, quello che consideravano solo un film di genere, nella speranza di potersene vergognare di meno) .
Chi ( soprattutto tra i maschietti )  si è più potuto lavare il viso dopo una giornata di lavoro senza pensare a Deckard di fronte allo specchio che si lava il sangue dalla bocca, dopo le botte prese ? Dopo quel film  nessuno si è più potuto pitturare gli occhi con lo spray nero senza emulare la Daryl Hannah bambola replicante. E la frase « Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.. » pronunciata da
Roy Batty / Rutger  Hauer  è semplicemente leggenda;  insomma, tutti i segni del Cult movie.
Blade Runner  2049 non lo  diventerà, ma magari mi sbaglio. Il mio giudizio conta poco.
Esiste un film,  un film di genere, si chiama Blade Runner . Colonna sonora perfetta. Scenografie perfette. attori perfetti, dialoghi perfetti , insomma un cult.

« I've seen things you people wouldn't believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die. »
(Rutger Hauer/Roy Batty)














martedì 6 giugno 2017










"Missing New York", Don Winslow, Einaudi Stile Libero ,  euro  18,00


Scrivere al tempo dell'ISIS, al tempo di Trump ( e della Clinton). Scrivere al tempo della fame, della povertà, delle guerre.
Scrivere nel momento in cui molti non hanno i soldi per il cibo, i vestiti. Scrivere al tempo dei privilegi per pochi, delle pensioni e dei vitalizi per i già ricchi e del nulla per i poveri,  per chi ha lavorato una vita al cantiere o  in fabbrica o ai tavoli di un ristorante. Ha senso? E se si, di cosa si dovrebbe scrivere? Del proprio ego, forse? Come sui "social"? Il mondo è sempre stato così, ricchezza e povertà, bellezza e bruttezza, ingiustizia e speranza insieme. Consolazione magra.
Il giallo, il noir, la crime, il polar..divertimenti borghesi? Forse, o forse no. Lo spettacolo, però, deve continuare. L'uomo, anche quando bruciava Troia, costruiva teatri. Brutta bestia, l'uomo: uccide e recita poesie. Bestia strana. Veramente. E allora continuiamo..

Missing New York. 


Cambio di scene. Cambio di ambientazione. Et Volià le Don again! Siamo in giro per gli States a cercare bimbi scomparsi. Poliziesco vecchio stile ma con il linguaggio della modernità. Frank Decker esce dalla polizia e, come ne "la Promessa " dello Sciascia svizzero, insegue  un sogno di giustizia e, invece di un crimine, ne scopre due. Frank Decker o Rick Deckard? Cercare bambine o ammazzare replicanti? Gli eroi, quelli che piacciono a noi, in fondo hanno sempre quasi gli stessi nomi: Marlow che racconta la tenebra, Marlowe che cammina sul Sunset.

"Ma nella fantasia...gli eroi son tutti giovani e belli" 

E l'ingiustizia? Oh, si, quella c'è, ma basta con le locomotive, la si deve ignorare. E come si fa? Semplice  "Basta chiudere gli occhi.. è dall'altra parte della vita": citazione sbagliata (lo ammetto) di uno scrittore sbagliato (lo ammetto) : fascista a parole, morto povero ad aiutare i poveri..grande talento e follia caro Destochues, lo ammetto.

Forse a lui o a Pasolini, a Pound o a Papà Hemingway dovrei chiedere se ha ancora senso scrivere al tempo dei ghiacciai sciolti, degli animali estinti, dei fiumi inquinati, dell'aria irrespirabile e dell'uomo che continua a uccidere.
Forse..






venerdì 28 aprile 2017



Ferdinand Von Schirach, Tabù, Longanesi euro 16,40


Le prime 112 pagine di questo romanzo creano un'attesa molto coinvolgente. 
Le pagine successive ci presentano l'Avvocato Konrad Biegler ( che ho immediatamente associato al Barrister Wilfrid Robarts interpretato dal grande Charles Laughton  di Witness for the Prosecution di Billy Wilder - tratto da un lavoro di Agatha Christie - ). 
Quando appare Biegler si capisce che lui è il centro del romanzo, o almeno avrebbe dovuto esserlo. Pensieri, tic, idiosincrasie, pregiudizi: perfetto.  Assolutamente perfetto. Avrei voluto sentire le sue idee sul processo, sulla giustizia, sugli imputati per altre cento pagine, minimo. Invece..
Invece il romanzo promette di svelare cosa sia successo nella mente (già particolare per via di una sorta di percezione, non spiegata, per colori della realtà) di Sebastian Eschburg, il giorno in cui assiste a due eventi drammatici. Ma non lo fa.


La scrittura di Von Schirach è intensa, pulita, drammatica ed elegante. E questo compensa tutto.
Biegler è un personaggio da ricordare, degno del Von Schirach de "Un colpo di vento", de "I colpevoli" de "Il caso Collini".

Forse, un maggior numero di pagine, un ragionamento  sulla mente dell'imputato, uno spostamento del fulcro della storia sulla figura dell'Avvocato, avrebbero reso questo romanzo perfetto (perfeckt).
Peccato, posso dire solo che è bello (schmuck).









lunedì 6 marzo 2017








Don Winslow, "L'ora dei gentiluomini", Einaudi Stile libero, euro 19,00

Paddle Boone, paddle! Line up is not so far!

Riecco il Don in tutto il suo splendore!
San Diego, Pacific Beach,  un ragazzo rema ogni mattina verso la line up. 
Mantiene in vita il sogno del surf. Quello del profeta, K2,  Kelly Kuhio:  migliorare l'umanità scivolando sulle onde. Pace, purezza e armonia.. Aloha fratello!Bunker, Banzai, Off the wall, la Roccetta, Supertube, La Toscana, 012, Maragnone e l'Ideale o Trestles, Cottons, La Jolla Shore, Old Man's , Tourmaline e  RockPile?
Ehi Fratello, qui sul mio long Santa Marinella sembra San Diego! Anche se qui spesso è il "Kansas" e a volte il "South Dakota". 


Boone Daniels rema imperterrito.
Speculazioni immobiliari, interessi dei cartelli messicani, razzismo e localismo da quattro soldi non lo toccano, o meglio, non lo scalfiscono. Bonne Daniels ha la pelle dura,  arsa dal sole e dal sale di migliaia d'albe sull'acqua.

Paddle Boone, paddle! Line up is not so far!!

Uscendo dalla Pattuglia dell'alba, entrando nell'Ora dei gentiluomini.  Rema sulla linea d'ombra, rema e diventa uomo. 
Red Eddie, Cheerful, Sunny, Not Sunny , Petra e poi Dave the love God,  Johnny Banzai, High Tide, Hang Twelve...se li chiami sono tutti lì ad aiutarti. Non è ancora l'Ora dei Gentiluomini, Boone, ma tu non smettere di remare, mai.

Haole,  pidgin, lolo, koko, calabash, Los Ninos Locos, Santa Ana, un tacos di pesce e una birra al Sundowner...siamo con tutti con Don e Boone a San Diego.

Don "the writing God" Winslow e Boone  Daniels, Da Kine bro!






mercoledì 15 febbraio 2017





Andrea Villani, Luciano Lutring, ed Mursia euro 15,00


Hai scritto un bel libro, Villani. Due storie in parallelo. I genitori di Luciano e Luciano con la sua vita pazza, violenta e chicchettosa.
Gioelli, champagne e pistole, manco fossimo in un romanzo di Scerbanenco.
Milano, la ligera, l'Italia che si risveglia, i commendatori, le fabrichette, i danè e i banditi. Una storia violenta ma pulita. La rabbia della gioventù diventa creatività in età matura e Luciano,  il 27 marzo 1977, ottiene la grazia dal Presidente del Repubblica Giovanni Leone. 
Scrittore e pittore. Conosce spie cecoslovacche, banditi corsi e marsigliesi, ama donne bellissime e diventa padre e quando un figlio morirà per un incidente , rinuncerà a proporre richiesta di risarcimento danni allo Stato dicendo: "Lo Stato mi ha perdonato. Io perdono lo Stato" . 
Classe d'altri tempi nel sangue di questo rapinatore zigano-meneghino. Un guascone furbo e intelligente, sensibile e duro, criminale e artista.

"Caro Lutring, chi ha la libertà nel cuore non sarà mai prigioniero", gli scrive Sandro Pertini.

Due cose: Bravo Villani; riposa in pace Luciano.