Questo Blog nasce noir e così rimane. Per scelta non entrano ( o non dovrebbero entrare ma amo contraddirmi!) letture che qualcuno definirebbe "generaliste" o di formazione. Ma devo fare una premessa - "sgarro" ( come lo "sgarro" dietetico del cenone natalizio)
Ieri sera (28
dicembre 2021) in tv davano "Scoprendo Forrester", ovvero l'eterna
lotta tra l'accademia e la vita, tra chi commenta e chi crea, tra chi osa e chi
rimane tra le sottane del certo. Continua ad accadere anche oggi; un editore
rinomato rifiutò il romanzo ( il tapino pare abbia detto : "non pubblico
romanzi d'amore figuriamoci una storia d'amore cecoslovacca" ) di Milan
Kundera e l'editore spagnolo che rifiutò "Cento anni di
solitudine" di Gabo Marquez pare non si sia più ripreso.
Per scoprire qualcuno impiegano una vita, una volta scoperto te lo ripropongono
in tutte le salse sfruttando il filone che ha creato sino alla noia e non
considerando più gli altri.
Resistenza, paura, ignoranza. Le ho viste negli occhi di alcuni editori, le ho annusate
nelle parole di certi librai, le ho scoperte
nelle espressioni degli amici "esperti" di letteratura.
Resistenza, paura, ignoranza.
Nel bel film di Gus Van Sant, Jamal
Wallace è un ragazzo nero promessa del basket e talento letterario che viene
osteggiato da un suo professore ( che indossa stupende giacche di Tweed) perché troppo nero per essere bravo, troppo
povero per essere bravo, troppo atleta per essere bravo. Solo Forrester, sorta
di J.D. Salinger del Bronx ( nel film un meraviglioso Sean Connery, si Sean: lo
stesso che tolse di mano la pistola a Johnny Stompanato, un boss della mafia di
L.A., che aveva osato minacciarlo perché geloso di Lana Turner con la
quale Sean stava girando un film a Londra) gli farà da mentore
spianandogli la strada a colpi di letture e sputtanamenti. Pensate non succeda nella realtà?
Sbagliate, succede sempre.
Spesso, chi sceglie di insegnare, (spesso
dico, non sempre!), si infila una giacchetta di tweed e con quella si scherma
dal mondo, si protegge. Comincia a parlare della teoria dell'Iceberg di
Hemingway, dimenticando che era un donnaiolo, si ubriacava di brutto, tirava di
boxe , combatteva nelle guerre, cacciava ed è morto suicida; o
blatera della "Pistola di Checov", non ricordando i problemi
economici della drogheria paterna e la sua frequenza della facoltà di
medicina, oppure legge Campana o la Merini ma se li avesse conosciuti di
persona gli avrebbe fatto volentieri l'elettroshock.
In altre parole, mette una bella
ghiacchetta di tweed anche ai suoi scrittori e poeti preferiti.
Resistenza, paura, ignoranza.
Gli amanti di quel tessuto inglese, nella
narrativa vedono un percorso, una carriera, una rispettabile professione
borghese: "Ho letto 50 libri lo scorso anno, io 80, io 90, io
100!!"
Quantità di letture su una poltrona di
velluto. Non ci sarebbe nulla di male se non cominciassero a giudicare, se non cominciassero a guardare dall'alto in basso chi non indossa lane pregiate.
Perché la narrativa va in giro con la canottiera sporca di grasso e sudore. E' il giaccone logoro e bucato della famosa foto fatta a Celinè, è la maglietta con panza incorporata di Bukoski. E' "qualità" di letture e di esperienze.
Ti fermi, sotto un cavalcavia, a comperare un panino con la
salsiccia alle tre di notte e mentre respiri l'anidride carbonica di tutte le auto di Roma, capti la conversazione di due viados; sbirci i
movimenti di mano dello spacciatore di coca. Senti la radio della pattuglia
della polizia che crepita mentre gli agenti sono fermi a bersi un caffè. L'umanità
che ti racconta ogni sorta di problemi; risolvibili, irrisolvibili, simpatici, schifosi, gravi o di poco conto. I problemi, da quando è nato il mondo, sono sempre gli stessi, come l'eroe e i suoi mille volti, tanto per
citare Campbell e farvi contenti.
La narrativa è vita, spesso
tormentata. Che non porta giacche, che non pontifica, che non giudica il
prossimo. Se avete letto tanti libri e per questo vi pavoneggiate, leggete il
Vangelo e imparate qualcosa, finalmente.
Potete imparate anche dalla vita
tormentata e difficoltosa del genio Stephen King. Che nel suo ultimo romanzo ci
racconta l'ennesimo viaggio nella mente dello scrittore; quello vero. Quello
che ha dovuto pulire le cantine, fare il cameriere, il facchino e quanto
altro potesse assicurare tre pasti al giorno a lui e a sua moglie prima del
meritato successo. Leggete l'incredibile storia di Billy Summers, killer e
grande lettore, che finge di essere più stupido di quello che è. Assassino con
la copertura dal narratore, capitato nel paesino di provincia per scrivere mentre, in verità, attende la
sua preda; e siccome non si fida del computer che gli viene fornito,
scrive la sua biografia sbagliando volutamente termini e parole, in una grande
lezione di scrittura che voi non sapreste fornirmi mai, nemmeno se vi aiutaste
un vero Forrester.
Stephen King, "Billy Summers", Perling & Kupfer, euro 21,90
Leggete King, che paga, forse, l' orribile
scelta editoriale di mettere il suo nome e cognome in terrificanti lettere dorate. Leggete King, perché Stanley Kubrick, non
il prof. Francesco Maria Girolamo Persichetti di turno, con la solita giacca di
Tweed, che pubblica altisonanti volumi solo grazie a fondazioni bancarie,
lo scelse per il suo capolavoro Horror (che Horror non era). Leggete King e
fatevi "luccicare" o " risplendere" il cervello. King
che ha scritto il più bel libro sulla scrittura creativa in circolazione ( e ne
ho letti, sapete? O quanti ne ho letti, cari amici in tweed!)
Michele Santoro, "Nient'altro che la
verità", Marsilio specchi, euro 19,00
Santoro scrive un libro basato sulle
dichiarazioni di un pentito di mafia. Santoro scrive bene, benissimo ma per
vita, storia e professione conosco altre narrazioni di quegli anni a Catania e
dintorni. Non entro nel merito, dico che è un libro che va letto ma non è il
Vangelo ( e due!).
S.A. Cosby, "Deserto
d'Asfalto", Nutrimenti, euro 19,00.
Sei un ex rapinatore e gestisci con
un socio un'autofficina per rigare dritto; hai una compagna e una figlia da una precedente
relazione. Tua madre è in una struttura di lunga degenza.
Tutto ok?
No.
La tua attività va male, non riesci a
coprire i costi, non riesci a pagare la retta annuale del college per tua
figlia, non riesci a pagare quella mensile per tua madre. E allora? E allora un ultimo lavoretto..e da lì
parte tutto.
"Incidente scatenante" o
"Richiamo dell' avventura", che siate fedeli di McKee o di Vogler
poco importa. Il viaggio di Beauregard Montage ( mi ricorda il cognome senza
"e" di un pompiere al contrario...coraggio, siete voi gli esperti..
se indovinate vincete un'altra bella giacca di tweed!) è questo. Saliamo
sulla Duster che era del padre e rimaniamo schiacciati dalla sua accelerazione dall' inzio alla
fine. Un viaggio attraversando la terra dei
fantasmi, cercando il genitore e quel poco di tenerezza intravista, come il
riflesso del sole in una foto Polaroid degli anni settanta.
Beauregard di
"bello sguardo", di occhio feroce ma puro, la troverà nella sua
famiglia ( e dove pensava che fosse?). Quando il viaggio sarà compiuto e il
ragazzo muscoloso sarà diventato uomo. Quando, ancora una volta, avvisterà
Itaca.
Fate i seri: ascoltate le persone, non
pavoneggiatevi e regalate la giacchetta di tweed. In fondo c'è speranza anche per voi.
In fondo c'è anche per me.
Auguri di buone feste.